Impariamo giocando: tutti i benefici delle lingue straniere per i bambini

Una frase udita talmente di frequente che sembra quasi un luogo comune, ma che sappiamo bene essere un’eterna verità: “parlare più di una lingua è un’abilità straordinariamente utile”.
Oggi il plurilinguismo è considerato una competenza-chiave: oltre che una sfida civica per la formazione di una cittadinanza europea consapevole, facilitando sensibilmente l’interazione con altre culture, favorisce la crescita personale e professionale, e offre giovamento per l’espressione di sé e la diffusione di idee. Diversi studi nel campo della neuropsicologia e della psicolinguistica ne evidenziano inoltre notevoli vantaggi cognitivi.
In particolare, la lingua straniera insegnata già dall’infanzia è vissuta dai bambini come un gioco, un divertimento, e dai genitori come un’opportunità in più donata ai propri figli. Anche se i genitori non sono bilingui, perché l’apprendimento avvenga il più naturalmente possibile, è utile che il/la bambino/a impari giocando, ad esempio tramite la riproduzione di musica, possibile nei più piccoli grazie a strumenti improvvisati o a vocalizzazioni.
La maggiore propensione al bilinguismo da parte dei bambini piccoli, infatti, dipende dall’ unica area della corteccia del linguaggio, situata nella regione fronto-parietale dell’emisfero sinistro, che si attiva singolarmente per entrambe le lingue; nei ragazzi in età adolescenziale, invece, si attivano due diverse regioni, ognuna delle quali deve prendersi carico dell’una o dell’altra lingua. Grazie alle estreme duttilità cerebrale e fonica, alle spiccate capacità imitative proprie dei bambini, e al vivere l’esperienza senza il timore di commettere errori, si riscontra nei bambini una maggiore propensione all’apprendimento della seconda lingua. È chiara la differenza tra l’imparare una lingua, che comporta uno studio consapevole, e l’acquisizione, che avviene in modo inconsapevole tramite la naturale interazione con parlanti nativi, senza necessariamente attraversare la grammatica.

Non siete ancora convinti? Ulteriori vantaggi connessi al “precoce” apprendimento della lingua straniera, riguardano lo sviluppo cognitivo e quello emozionale-relazionale, e il livello di memoria e concentrazione: l’esercizio precoce della diglossia ha ripercussioni positive sulla cosiddetta “riserva cognitiva”, e cioè sulla maggiore capacità del cervello che si estende fino all’età adulta. Per questo apprendere una seconda lingua ha, a lungo andare, un effetto conservativo sul decadimento cerebrale senile.
Dunque, imparare una lingua fa bene alla salute? Certo. Diversi studi hanno dimostrato che l’apprendimento di una lingua straniera non è solo un viaggio culturale. Studiare una lingua rappresenta un potente stimolo per il cervello. Accresce l’autostima, aumenta la capacità di gestione dell’ansia sociale, incrementa la creatività.
Investire in un corso di lingua non significa solo imparare a parlare una nuova lingua, ma anche investire nel proprio benessere mentale e crescita personale.
Blog post by Francesca Sampaolesi
Riferimenti Bibliografici
Daloiso, M. “La lingua straniera nella scuola dell’infanzia – Fondamenti di glottodidattica”, UTET, 2009
Griselli, A. “Ricerche ed esperienze nell’insegnamento delle lingue straniere” Indiana University, 1977
Oliverio, A. “Il cervello che impara: Neuropedagogia dall’infanzia alla vecchiaia” Giunti Psychometrics, 2017
